Guardati.
I fianchi deformi, le cosce sproporzionatamente grandi, la pancia gonfia, la vita larga, il sedere piatto, il seno praticamente inesistente, le labbra carnose si, ma mal disegnate, il naso enorme, gli occhi troppo grandi, le ciglia troppo corte, i capelli non della forma giusta, la fronte troppo spaziosa e la pelle grassa.
Una volta toccavi il cielo con un dito, eseguivi perfette piroette in aria e sublimi capovolte tra le nuvole.
Chiudevi gli occhi e non c'eri più.
Chiudevi gli occhi ed il mondo era tuo.
Il tuo sorriso, così sincero e ingenuo.
Le tue lacrime, così amare e così bambine.
Il tuo viso morbido e felice.
Quella felicità persa con il tempo, con la crescita e con i tagli.
Quell'infanzia che, maledizione, non l'hai vissuta.
Mi ricordo, sai, elle, di quando eri bambina.
Mi ricordo i pianti disperati alle undici di sera tra le coperte morbide e calde in una qualsiasi serata di fine gennaio.
"Sono grassa"; pensavi.
"Sono troppo".
Non è giusto, proprio no, che la tua vita sia finita così.
A sette o otto anni, con qualche rotolo in più sulla pancia, con qualche sfiziosità in più sulla tavola.
Non hai vissuto mai, ora che ci penso.
Non ricordo un singolo istante in cui tu abbia pensato a qualche cosa di allegro, a qualche cosa che possa essere considerato anche lontanamente normale.
Non ricordo nemmeno un unico secondo in cui tu non fossi maledettamente afflitta da qualcosa di interiore, di incomprensibile ed intangibile per uno qualsiasi di quegli esseri così incuranti e ciechi che ti circondavano ogni giorno, nemmeno uno.
Eppure per te era così reale, così maledettamente percepibile e percepito.
"È l'adolescenza". Dicono.
"Ci passano tutti". Sussurrano.
No, non è così.
Non ci passano tutti.
Non ci posso credere.
Questo dolore è davvero troppo.
Questa non è una vita, questo è un inferno.
elle è tornata ad essere anoressica.
elle è tornata ad essere vuota.